Che cos’è un’opera « classica » ?

Data: 07/04/2024

 

A questa domanda hanno cercato di risponde molti autori di opere, a loro volta divenute dei classici. Da Calvino a Eliot a Gaadamer ed altri il tema è stato analizzato nelle sue infinite sfaccettature e le risposte sono state quasi tutte condivisibili e suggestive.
Non darò dunque risposte a questa domanda, ma mi limiterò a raccontare la mia esperienza.
La domanda mi si pose nel periodo del primo liceo “classico”, quando cominciai ad accostarmi alla filosofia. All’epoca non c’erano gli smartphone, i computer, le Tv. I libri erano il veicolo principale di esplorazione delle conoscenze. La letteratura, la musica, le arti, il teatro, il cinema erano le mie passioni e la lettura uno dei mezzi per soddisfarle. Le mie inclinazioni umanistiche erano già chiare.
La filosofia catturò però subito la mia attenzione e l’incontro con Socrate fu determinante. La sua capacità maieutica di aiutare i suoi discepoli a conoscere e trovare se stessi attraverso il dialogo, mi affascinava: avrei voluto un maestro come lui, perché, come ogni adolescente ero alla ricerca di me stessa. Avrei voluto porre a Socrate tante domande e pensai che l’unica cosa da fare era leggere i suoi scritti. Ma, ahimè, appresi che Socrate non aveva scritto niente, perché, a suo dire, uno scritto non si può difendere e dunque egli preferiva il contatto diretto, la relazione tra l’io e l’altro da sé. Anche questa storia del rapporto tra l’io e l’altro, segnò un altro punto a favore dell’insegnamento socratico nella mia formazione.
Trovai che un suo discepolo, Platone, aveva scritto di lui e allora mi procurai L’apologia di Socrate, il dialogo con cui Platone racconta Socrate, il processo subito dai tiranni che lo ritenevano “corruttore” dei giovani, e la tenacia con cui egli aveva difeso fino alla morte la sua libertà di pensiero, e di conseguenza quella dei suoi discepoli, dal potere barbaro dei tiranni. Imparai una lezione che non avrei mai più dimenticato: l’inestimabile valore della libertà del pensiero e la lotta necessaria per difenderla da coloro che ne hanno paura, perché può mettere in discussione il loro potere.
La lettura di Platone e dei suoi dialoghi non si fermò li. Platone rispondeva ad altri interrogativi che all’epoca mi frullavano per la testa, tra questi, per esempio, perché il mondo delle idee è separato dal mondo degli uomini? E perché costoro devono fare tanta fatica per conoscere e pervenire alla “verità”? Il mito della caverna (VII libro della Repubblica), mi impressionò’ allora per certi versi e mi
impressiona ancora oggi perché mi sembra l’immagine plastica di noi prigionieri di fronte a uno schermo sul quale corrono immagini virtuali, che prendono il posto della vera realtà, quella vissuta.
Mi resi conto che dopo tanti secoli, quei testi mi parlavano e che, cosa ancora più sorprendente per me all’epoca, non parlavano soltanto a me. Nel corso di quei secoli, schiere infinite di studiosi di Platone avevano scritto su di lui e si continuava a scrivere...
Possibile che dopo tanti studi, letture, traduzioni in ogni lingua, interpretazioni, ecc. si sentisse ancora il bisogno di studiarlo? Ed ecco che si affacciò un dubbio e si pose la famosa domanda: l’opera di Platone doveva essere un classico. Ma che cos’è che rende classica un’opera?
Certo: il riconoscimento del suo valore nel tempo, inteso come categoria della storia. Ma, a ben vedere, le letture e le interpretazioni date nei vari periodi storici non erano eguali: ogni epoca metteva in luce un aspetto piuttosto che un altro, e le visioni di quel pensiero erano tante a seconda delle esigenze di conoscenza e di comprensione di ognuna di esse. Inoltre quell’opera veniva studiata in culture diverse e si intrecciava anche con altre tradizioni, oltre a quella occidentale. La storiografia stava insegnandomi qualcosa: la diversità del tempo della storia e i tempi del vissuto nella storia.
E allora capii che classica è quell’opera che, nata in un determinato periodo storico cui va sempre restituita, risponde alle diverse domande poste in ogni tempo e in ogni luogo, suggerite dalla particolarità di essi. Il suo autore è un personaggio che si è fatto attraversare da un’umanità talmente profonda, da consentire ad ogni lettore o interprete, nella diversità dei tempi storici di ritrovarsi.

 

 

 

" testo di da Maria Donzelli "

 

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